Sixto Rodriguez, il poeta dimenticato che ha incantato il Verdi.

"Searching for Sugarman", il documentario sulla sua vita, ci ha insegnato che, a volte, le favole esistono e possono avverarsi; anzi che la realtà può superare la favola, come dimostra proprio la storia di Sixto Rodriguez, cantautore straordinario che era stato dimenticato negli anni '70 e che adesso è tornato prepotentemente ad entusiasmare con le sue dolenti poesie.

Il Teatro Verdi di Firenze vibrava di entusiasmo quando Sixto, poco dopo le 21.30 di sabato 23 maggio, è salito sul palco, accompagnato da due signore che lo seguivano ad ogni passo a causa del glaucoma che gli sta divorando la vista: una volta indossato il cilindro, gli occhiali da sole e piazzatosi davanti al microfono ecco però che il claudicante, incerto Sixto ha lasciato spazio al cantautore di razza. Semplicemente si è scatenata la magia. Perchè certe serate si possono definire solo così, magiche.

I versi di "Establishment Blues" o "I wonder" si spandevano nell'aria riportandoci in quel clima seventies di lotta popolare, con Rodriguez che, addirittura più forse di Bob Dylan, ha saputo narrare le lotte ed i pensieri della classe operaia, proprio perchè lui di quella classe operaia faceva parte.

E' incredibile pensare che un uomo così fisicamente malconcio, una volta imbracciata una chitarra, riesca ad esprimersi in questo modo, a far viaggiare così le proprie dita: tolta la giacca e la camicia e rimasto in canotta, Sixto esprime tutta la sua anima rock con le cover di "Blue Suede Shoes" e "Somebody to love", regalandoci poesia pura con una struggente "Only you" dei Platters.

Grandi classici della musica che nulla hanno di più dei suoi brani, divenuti inaspettatamente grandi classici anch'essi, dopo aver rischiato di finire nel dimenticatoio.

Fortunatamente "l'uomo dello zucchero" è stato ripescato ed è arrivato fino qua, per meritarsi incondizionatamente la standing ovation che il Teatro Verdi gli ha tributato. 

"Sugarman, tu sei la risposta che fa scomparire le mie domande". E' proprio così Sixto, lo avevi già scritto tu che effetto fanno le tue note.

@Alessio Gallorini

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